BOLOGNESI
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e molto tradizioni vanno miste di favole! E tanto più non tengo per vera la cosa, perchè Giovanni Pontefice amava di paterno affetto i Felsinei, e le loro intenzioni e la tede loro conosceva; laonde meravigliando che trattassero il proprio danno per Ambasciatori , avrebbe tenuto a sè i sospetti Nunzi, e scrivendone al Comune, saprebbersi autenticamente i nomi loro.
Intanto Doccia o Dozza, Castello nell' Imolese, si diede spontaneo sotto la dizione del Comune di Bologna, e vi fu posta 1* insegna della Città nostra , salvando sempre le ragioni della Chiesa Romana.—Colla cacciata di Romeo Pepoli e de'figliuoli ebbe luogo pur quella di Testa Gozzadini; i quali due banditi, strettisi in lega amichevole ed assistiti dalle genti da Este e da talune di Romagna , radunarono armati in Cesena, dove Romeo con suoi aderenti si stava, e di colà mossero alla spicciolata verso Bologna ; e riunitisi nottetempo, e d'accordo con chi gli attendeva in Bologna, entrarono in dì festivo (9 Maggio) quattrocento ca^ valieri per la Porta Maggiore, della quale s'impossessarono, ponendovi presidio de'loro. Ma il Senato, quantunque avvertito della cosa pochi momenti soltanto prima che avvenisse, fu intento a bandirne voce fra il popolo, il quale subitamente si accozzò in armi, e corse a combattere i fuorusciti temerari i ; e con tanto accanimento, e con siffatto animo li rintuzzò, che dopo lungo spargersi di sangue e di vite , alla fine prevalse l'immenso numero- del popolo, e colla punta de'ferri molti ribelli ftigò., molti spense, molti fece prigioni, cui poscia fu data morte. — E poco appresso (15 Maggio) venne fatta inquisizione contro d'alcuni frai principali cittadini, perchè non avevano dato sigurtà di starsi ai confini ed ubbidire ai comandamenti del Capitano e del suo Vicario, e vennero scritti nel libro de'banditi, eccettuati pochi di esse famiglie, operchè dettero sigurtà, o perchè vecchi oltre i settantanni, o fanciulli minori dè'quattordici.
Armai. Boi. T. III. 5
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