BOLOGNESI
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nella ribellione, Tender potesse all' incanto, a benefizio dei difensori di quel Forte, e per munire e restaurare il Castello; avvertendo però di lasciar libere e intatte le doti delle mogli de'complici.
Poco dopo questo fatto (22 Agosto) i Bolognesi fecero la descrizione di tutte le Castella e fortezze del Contado, per vederne lo stato materiale, e giudicare quale di tanti luoghi si dovesse restaurare , quale atterrare a miglior tempo, sì perchè in pessimo stato, sì perchè troppo ne costerebbe il mantenimento, sì perchè non tornavano di assoluta difesa al territorio Felsineo. E le Castella che fu determinato potersi rovinare, erano quelle di Rudiano, Vezzo, Ciano, Mogne, Monteguragazza o Monte Acuto d'Aragazza, Rócca di Setta, Castello di Monte Cavalloro, Castello di Bombiano o Bombia-na, Ròcca di Vado, Torre di Malfolle, Castellaro, Muzzolo de'Conti da Panico, la Torre de'Catanei d' Ariano, la Torre di Vedriano, e quella di Facciole da Castel san Pietro.—E ciò stabilito, si elesse a Capitano per la guerra Manno dalla Branca.
Ora, perchè molti nobili del Contado e del Distretto avevano fortezze in che sarebbero potuti annidarsi fuorusciti e nemici della Città, il Consiglio per impedire sospetti e disturbi, ordinò che i detti nobili dessero idonea sigurtà di porne al governo uomini valorosi di parte Geremea, e che oltre tale sigurtà gli obbligassero di presentarsi una volta il mese al Pretore di Bologna, giurando di non darvi asilo a fuorusciti o ad altri malfattori, e che, occorrendo disturbo alcuno nella contrada o nella fortezza loro , fossero tenuti soddisfarne ogni danno. E mancando i detti nobili di dare la voluta sigurtà o di presentarsi, verrebbero dichiarati e descritti nelle pubbliche Tavole come traditori e ribelli del Comune di Bologna. — Pose quindi lo stesso Consiglio le guardie a tutte le porte della Città, perchè di giorno e di notte fossero guardate ; ed ordinò che si usasse ogni diligenza sopra coloro ohe portavano lettere ; e trovandone alcune sospette,
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