BOLOGNESI
ii
fra diversi uomini delle prime famiglie di Felsina. Tommaso di Giacomo del Cantone venne dalle parole all' armi con Bente d'Ivano Bentivoglio , il quale trovavasi in compagnia di' Lippo o Filippo fratel suo, non che Michelino figlio proprio , con Giacomo di Francesco Bentivoglio, a lui nipote, e di Giovanni d'Albertinello della stessa famiglia, e d' un tal Paolo , sempre della famiglia medesima , e il quale era prete alla Chiesa di santa Cecilia. Ai primi che vennero a quistione se ne aggiunsero altri fino al numero di cinquanta ; ma non essendosi per buona fortuna sparso ancor sangue, poterono i cittadini accorsi al tumulto in breve tempo sedarlo (6 Agosto). Ma trascorsi sei giorni, il sun-nomato Tommaso del Cantone , fosse malattia naturale od effetto di paura sofferta, infermò e venne ridotto agli estremi della vita. Lo seppe il nemico Bente, e senza aver compassione o riguardo al misero stato di Tommaso, andò coi soliti compagni nottetempo alla casa del malato, e con viltà inaudita lui trasse fuori della propria abitazione, col letto e colle migliori suppellettili che avesse , e tutto lasciò pei pazza vendetta in mezzo della strada. Nè forse la cosa sarebbe finita per allora, se il Senato non si poneva di mezzo a riconciliare gli spiriti, se non minacciava severamente il Bentivoglio , e se non acquistava egli stesso quella casa che da lungo tempo era motivo dei reciproci insulti.
In quest'anno si cominciò a fondare in Bologna sotto la parocchia di san Mamolo un monasterio con titolo di santa Elisabetta Regina d' Ungheria ; siccome appare dal seguente Atto: „ Noi Giovanni da Castiglione Arciprete della Chiesa di Bologna, Commissario di Francesco del signore Burfoli, e del Reverendo in Cristo Padre Arnaldo Vescovo di Bologna Vicario Generale: ad onore dell'Onnipotente Iddio, e della Gloriosa Vergine Madre di Cristo, e di tutti i Santi di Dio, e della Beata Elisabetta vedova, Regina d'Ungheria, nel nome della quale noi fondiamo questa Chiesa e la edifichiamo, e la
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