BOLOGNESI 125
1» torre di Nizola minandola dai fondamenti ; e quindi Solara, Roncalemi di Limiti, e Quarantola ed altri luoghi di que' dintorni ; sicché gl'indigeni v'abitavano, o abbandonarono per sicurezza le loro case, o volendo rifuggirsi oltre il fiume Scoltenna,-quivi la più parte annegarono.
Chiusero 1' anno i Bolognesi mettendo quiete nella Provincia di Romagna, la quale pareva in angustie per le ambizioni dei Conti da Cunio. Mandarono a tal fine ambasciatori, Bibliobarigi degli Azzoguidi e Bornio de* Samaritani, i quali persuasero le discordi fazioni di Romagna a far compromesso in loro : e poiché ottennero ciò che desideravano , fu dato ad essi di stringere a pace gli antagonisti, e veder quieto quel paese, che dalla quiete sembrava lungi di molto.
Fu in quest'anno di cui volgiamo alla fine che gli scolari dello Studio Bolognese supplicarono al Senato perché loro venissero accordati certi privilegi, promessi già fin dal tempo che vennero Pretori della Città Lelio da Assisi e Giustinello da Fermo : i quali privilegi si dovevano ad essi per diritto, nè sapevano per qual motivo gli avesser perduti. Il Senato adunque ascoltò le ragioni dei supplicanti, e li fece contenti nella loro inchiesta.— Fece pur contenti gli uomini dello Spedale delle Laudi o de' Poveri, i quali erano in grandissimo bisogno, sì per aver molti poveri a sostenere, come per metter termine alla fabbrica dell' Ospizio che tornava troppo angusta alle loro intenzioni.—E la Città dispensò a trentaquattro poveri pellegrini Bolognesi , che dovevansi recare a san Giacomo di Galizia, due corbe di grano per ciascheduno, dichiarando che ciò faceva per aver propizio il Signore nei bisogni della Città. E donò pure, se non grano , denari a certi Monaci Umiliati, i quali, fuggiti prudentemente dagl'infesti romori di Lombardia, erano qui ricoverati senza beni di fortuna.— Ed ancora soccorse con molta liberalità perchè venisse terminato un certo Spedale in capo al Borgo
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