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ANNALI
ed impedirono più volte dall' impreso lavoro. Ansi nel ia66, per isfuggire ai rumori che tormentavano Bologna, se ne accommiatò spontaneamente, non per abbandonarla ma per meglio giovarle. E peregrinando per tutta Italia e al di là delle Alpi, prendeva sempre cognizioni delle pratiche rusticali d'ogni luogo, e consultava i più vecchi e svegliati coltivatori, per compier meglio quel libro, che sarebbe poi il Codice dell' Agricoltura de' posteri. Finì il suo viaggio, di scuola per lui non interrotta, e venuto a noi, si ritirò nella sua campagna di Ru-bizzano, quivi sposando la teorica alla pratica, conoscendo quanta cautela si voglia, prima di farsi dettatore di leggi per regolare la campereccia bisu-gna. Uscì pertanto il suo libro dei Commodi Rurali, e fu come astro fulgidissimo, che dilegui in un istante le tenebre: fu la stabile pietra che segna la via da tenersi, anzi la guida sicura che. ve ne mostra ogni parte. — A noi non ispetta 1* analisi e la lode specificata di un tal libro : si legga in Filippo Re, in uno dei più grandi uomini che a buon diritto giudicar lo potessero. —Compiuto il gran libro andò Giudice con Podestà bolognesi a Senigallia , ad Asti, ad Imola, a Ferrara, a Pisa, a Brescia ed a Piacenza successivamente, dal 1269 al 98: e dappertutto, ove potè insegnare oltre 1' equità l'agricoltura, lo fece sempre di buon grado e con ottimo successo. — Finalmente , stabilita pace in Bologna, e riformata la Città nel 1290, vi si ricondusse stabilmente il Crescenzi, e pubblicò dopo sei anni il suo Trattato d'Agricoltura, che fu, stimato un miracolo in quei tempi di bambina civiltà, e che fu ammirato di secolo in secolo come prodigiosa opera di grande sapienza, da un Galileo , da un Aldrovandi e da un Linneo , il quale ultimo pose il Crescenzi non solo maestro-principe dell'Agricoltura, ma uno dei maggiori padri della Botanica.—Un tanto uomo morì gli estremi giorni del i3ai; e Bologna se ne dolse altamente , perchè il Crescenzi unì mai sempre alla profonda dottrina.
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