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se non forse dai Superni. Ma quegli soltanto merita titolo di nobile che può numerare, invece delle ricchezze le virtù de'suoi progenitori ; ed è cosa stolida il reputare che una famiglia popolana esser non possa più nobile d'una patrizia. Questi si gloriano de' lor maggiori, questi e di sè medesimi, e dei maggiori talvolta. Mostrano queglino le immagini degli avi, questi le ferite ricevute per la pa~ trìa: gli uni ostentano le ricchezze della fortuna, gli altri le dovizie dell'animo. A chi ne dice ohe gli uomini bassi per povertà si corrompono, risponder puossi che l'esempio della Città nostra ha dimostrati più corruttibili i ricchi de' poveri. Chi chiama questi ignoranti, ingiuria la patria, madré degli studii, famigerata per l'ingegno potente dei suoi professori, la. minor parte de' quali fu «li pai trizia condizione : • chi poi chiama timidi e lenti i popolani nel sentenziate, esclude l'uso di sotto-; porre i giudizi alla segretezza de' voti. Nè si opponga che la reggenza del popolo può degenerare in tirannide ; chè il medesimo perioolo è in tutti gli stati ; ma meno assai nelle repubbliche veramente tali, dove nella moltitudine l'uno impediso» 1' orgoglio dell' altro , e ciascheduno difende come-propria la causa del pubblico. Se in fine (conchiudevano i Gozzadini ) vi sarà chi disprezzi la compagnia de' men fortunati nella comune reggenza, pensino che i popoli nella povertà acquistarono) imperio, e lo perdettero nel lusso e nelle ricchezze :e pensino ancora ohe se Roma, padrona di tutto-genti, ebbe sopportata una tale mescolanza, è troppo gran superbia che Bologna, sua colonia se ne vergogni. „
Questi pensieri, queste voci dei capo-partiti e de' loro aderenti-, erano romor di tuono, che doveva risolversi in iscroscio di tempesta inevitabile.— E la tempesta scoppiò. — Namifl e Giovanni disponevano le cose loro allo stesso ime. Giovanni ' si preparò col favore del Duca di Milano ^ tle'Zam-beccari , de' Maltraversi , radunando segxetitaiente