ANNALI
nella Cittì di molti soldati, oltre gli amici prò* prii che ben sapevano i movimenti di lui. Coaà, fatte animoso di tentare la fortuna, passò Giovanni Bentivoglio con Bente e con buon numero d'armati alla piazza (37 Febbraio); ed ivi giunti, presero a gridare : viva il popolo, vivano le Arti. Alle cui grida correndo il popolo, anch' egli gridava il mef desumo in favore del Bentivoglio. Il perchè Giovanni , fatto più che mai ardito, rivolge le forze sue al Palazzo , dove non trovando alcuna resistenza, se ne impadronisce, e vi fa distenere Nanne e Bonifazio Gozzadini che vi si trovavano. A quel tumulto Martino Tedesco e Lancilotto Beccaria, coi loro soldati corrono, e prendono tutte le bocche, le quali mettono alla piazza. Gozzadino Gozzadini udendo questi romori, senza indugio , con molti uomini che raccozza, passa alla piazza per pigliarla ; ma la trova occupata, e volendola conquistare per forza, viene a cruda battaglia con Martino e Lancilotto ; e si sparge molto sangue. Gozzadino fa molte prove di valore e di forza, quando ad un tratto gli cade sotto il destriero, e viene assalito e malconcio dagl'inimici. Di che avvedutisi i suoi ^ tosto lo ripongono a cavallo, lo circondano, e io traggono in salvo, e con lui sfuggono il pericolo , e si ritirano alle case del prode ferito. Morirono i» quella zuffa cinque partigiani dei Gozzadini e tre che battevansi coi capitani forestieri. E di una tale mossa vennero biasimati essi capitani, perchè non dovevano frammettersi alle risse dei cittadini, e porre le mani nel sangue* civile, essendo stati dalla Città stipendiati per difenderla. — Fugate le genti del Gozzadino, e rimasta la piazza in potere del Bentivoglio, volle questi anzi tutto mettere a prova 1' animo del popolo ; onde presentatosi alla rin-tto scabro di arme bianche,
«10 Bentivoglio ed imposegli che a lui introducesse Martino e Lancilotto, ai quali consegnò la cura della piazza. Quindi pubblicamente dichiarò
pugno, chiamò a sè Giaco-