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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quarto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1842, pagine 546

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a cura di Federico Adamoli

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   xeggeptj e dalla nobiltà, venendo condotto a stanza pel Palazzo degli Anziani, e quivi essendo trattato pon,ogni splendidezza. Indi passò a Castel Fianco, dove pure, il Senato feCegli nino splendida convito : e di-là tragittò- poi a Milano, col Principe di Sfalerno, col Duca d'Amalfi, col Vescovo di Gaeta, e con altri moltissimi, che bene a ragione poteva» dirsi fiore e decoro dell' italiana nobiltà;
   E poiché Federigo, ebbe sposata Ippolita in nome del fratello, 6i partì con essa, e coli' anzidetta comitiva, cui s' erano aggiunte trentasette dame, e novanta carri ebe recavano il corredo della sposa. E giunto al paese di Confortino, dove Galeazzo Marescotti aveva un grande e superbo palazzo , dove fu già la fortezza, ivi tutti alloggiati vennero e trattenuti a, convito per cura di esso Marescotti e con ispesa del Senato. Di doye movendo (.17 Maggio) pervennero verso sera a Bologna, o furono con grand'onore incontrati dalle magistrature e da tutta la Città, passando ad alloggia-Uiento nel palazzo di Giovanni Bentivoglio per la maggior parte; ed alcuni in quello de'Malvezzi. E il dì seguente, per dare spasso alla grande comitiva, si corse nn palio per istrada san Donato, i\ quale fu vinto da uo corridore di Giacomo Grati; e l'altro dì, soddisfattissimi gli sposi delle accoglienze sincere de'Bolognesi, partirono da noi, e mossero alla volta di Firenze,
   Intanto il Conte Giacomo Piccinino, che colla moglie propria Drusiana , figliuola, naturale di Francesco Sforza, trovavasi alla corte di Napoli, do-v' era capitano, pensò di muovete : incontro alla cjognata, che veniva a Napoli, moglie, d'Alfonso figli.uol del Re. Ma questo monarca, vuoisi per istigazione dello Sforza, che mal vedeva la crescente, grandezza del Piccinino, arrestò indegnamente il Piocinino medesimo, e lo pose ip oarcere con Francesco figliuol d< lui, e col Conte Broccardo cancelliere: ed in carcere morì ben tosto il Conte Giacomo, che tutti tengono fosse appeso ad un capestro.