BOLOGNESI i5
«li qualche Improvviso assalto, entrò la nott^n Faenza lasciando poco lungi il sno esercito.
Dopo tln mezzo mese (i5 Loglio) Bologna mandò al Dnca nn cannone, unico strumento grande da fuoco che allora possedesse, e col cannone le debite cariche di palle, acciocché esso Duca potesse conquistare il Castello di Mordano, ohe Astorre di Faenza teneva, é che i soldati Veneti, a dispetto d'ognuno, alfifl presero. Per la qual cosa il Dùca Sforza, temendo che il Signor di Faenza non fosse d'accordo con Bartolommeo, si ritirò coli' esercito sul Bolognese, e si accampò non lungi da Budrio nella terra chiamata la Riccardina (ai Luglio). Ciò saputo dal Coleone, mosse le sue genti, ed entrò nel Bolognese , e saccheggiò Castel Guelfo, senza però venire alle mani con quei di lega, perchè le due osti schierate non osavano affidarsi al pericolo di una grave battaglia.
Alla fine però ( a5 Luglio ) il Duca di Milano, affidata la cura del campo a Federigo da Urbino, passò a Firenze accompagnato da molti signori e soldati: nel qual tempo il Coleone volendo passare col suo esercito alla Mezsolara, trovò il Conte colli suoi schierati a battaglia in ordine meraviglioso: onde vedendosi costretto ad un fatto d'armi, tosto raccozzate le sue schiere le allestì a combattimento. — Ecco dato il segnale dell' attacco : la zuffa , anzi dirò meglio la strage, durò accanita e sempre indecisa fino ad un' ora di notte, combattendo con gran valore i soldati da ambe le parti, e segnatamente i capitani. E si distinsero sopra d'ogni altro fra quei di lega, un Giorgio dalla Zazzera, che quantunque ferito fece prodigi di valore; il Conte Federigo da Urbino , che trascorrendo velocissimo tra fila e fila, era anima e testa di tutte le squadre a lui soggette; ed uno degli Sforza da Coti-gnola, che seppe tenere sì unite le squadre sue che niuno valse a disperderle. Dall' altra parte combatteva pur l'inimico dando sublimi prove di valore, e di special guisa i capitani, frai quali morirono, Annal. Bol.T.V. a