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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI
   i5
   Nel qual tempo Girolamo Griffoni fu dal Senato spedito a far visita al Duca Borso di Ferrara, ch'era colto da mortale infermità ; e fattagli eh' ebbe la visita, passò il bolognese a Castel Nuovo, dov'era Nicolò da Este; e dopo aver visitato lui pure, si partì : ma giunto ad un certo passo di strada poco frequentato, fu da un Dolcetto Dolcetti assalito e percosso di ferro (dissero per commissione del detto Nicolò da Este); e da alcuni compassionevoli venne recato all'abitazione di Vincenzo Paleotti Bolognese, il quale stava agli studii in Ferrara, ed ivi in breve passò di vita, restando senza pena l'uccisore, forse in virtù del mandante, cui avranno dolute probabilmente le lodi fatte dal Griffoni al Dnca Borso che trovavasi agli estremi, od una qualche parola troppo libera, che riguardasse lui, dal detto Borso dissimile. Certo è che Girolamo morì inulto, e che il suo cadavere venne recato a Bologna, dove gli amici gli diedero sepoltura in san Francesco.
   E il Duca Borso morì ( 3o Agosto ). Egli fu tra gli Estensi uno dei più cospicui, vuoi per dignità, vuoi per prudenza , vuoi per altezza d'intelletto, per bontà di cuore , per magnificenza di vita, per liberalità ed affezione paterna versò i suoi popoli, per protezione accordata alle scienze, alle lettere ed alle arti belle e gentili. Il giorno dopo a quello della morte di Borso, Ercole fratello di lui gli venne dato a successore, con funzione tenuta nella cattedrale : ma Nicolò figliuolo dell' estinto armò genti per contrastare allo zio. Questi si ritirò in Castel Nuovo, dove si fortificò e dov' ebbe aiuto di bande armate, spedite a lui dai Veneziani. Allora venne ad attaccare Nicolò nel suo proprio palazzo, e questi che si vide in pericolo, alia nne si fuggì; onde subito il popolo acclamò Signore il prefato Ercole, che fu da tutti ubbiditole messo in possessione della Estensa signoria. Della qual ventura si rallegraron con esso lui i Bolognesi, mandandogli ambasciatori, per rinnovare ad un tempo i patti d'amicizia fra Bologna e Ferrara esistenti i