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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   57a ANNALI
   10 stemma della Rovere col triregno e le pontificie chiavi, e colle parole intorno IVLIV. II. PON. MAX. (vale a dire Julius Secundus Ponti/ex Maximus). Esse monete furono battute sopra i conii di Francesco Raibolini detto il Francia, il quale non ebbe rossore di lavorar nella Zecca a contumelia del Bentivoglio, di colui cbe solo valse a farlo grande, che gli allogò lavori di cesello, di niello, di dipintura a gran numero, che gli fu protettor munifico, e del quale esistono puranche i frutti della protezione principesca onde volle favorirlo. Per certo Michelangelo non avrebbe operato così.—Ma checché sia della condotta del Francia, dice il Vasari nella sua grande opera, che il bolognese artista ebbe eccellenza di disegno e di pratica nel fare conii per monete e medaglie; nelle quali cose fu singolarissimo, come si può vedere in alcune che ne fece, dov' è naturalissima la testa di Papa Giulio II. — E ricorda lo stesso biografo classico che dal lodato Francia „ si tenne continuamente ( mentre eh' ei visse ) la Zecca di Bologna, e fece le stampe di tutti i conii per quella, nel tempo che i Bentivoglio reggevano, e poiché se n' andarono ancora, mentre visse Papa Giulio, come ne rendono chiarezza le monete che
   11 Papa gittò nell'entrata sua in quella città. — E prosegue poi a dire: „ che l'artista bolognese fu talmente tenuto operatore egregio in questo mestiere , che durò a far le stampe delle monete fino al tempo di Leon X. — E tanto sono in pregio le impronte de'conii suoi, che chi ne ha le stima tanto che per denari non se ne può avere: e vivente il Francia medesimo per quelle, oltre la immortalità della fama , trasse ancora presenti grandissimi.
   Ma si ritorni ornai a Giulio II. — Questi, fatto signore di Bologna , pensò ad assicurarsi nel fatto acquisto coll'allettare il popolo, e coll'imporgli un freno al medesimo tempo. Abolì l'odiato dazio delle carticelle (conceduto prima ad Annibale Bentivoglio Seniore, poi a Giovanni II.) il quale era dazio di tale sorta che chiunque pigliava moglie era forzato