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J>rima pietra della noova costruzione, e seppellì co-, assotto sei medaglie d'oro e sei d'argento colia propria immagine, a memoria della cosa. Poi il Cardinal Legato donò al capo-mastro dell' edifizio venti ducati d'oro ; e cogli altri porporati e col Pontefice partì. Incontanente si pose mano alla gran fabbrica , la quale riuscì maravigliosa per ampiezza d'area, per solidità di mura, per bellezza di costruzione e diligenza architettonica.
Lieto Papa Giulio del suo conquisto e del monumento che si erigeva a segnar 1' epoca de' suoi primi trionfi, pensando aver meritato giusto titolo a quella gloria non comune cui sempre anelava, pensò eternarne la memoria con più nobile monumento che non un Castello fortilizio ; volle porre sua statua in luogo pubblico in Bologna, nella facciata della Gran Basilica Petroniana, sopra la maggior porta, dove son ora altre statue non di Papi ma di Santi. E chi farebbe la grand'opera? Il più grand' ingegno che onorasse mai le tre arti principali del disegno, Michelangelo ! Costui aveva rappresentato Giulio legislatore sotto l'aspetto del Mosò in san Pietro in Vincoli ; di quel Mosè che sarà sempre un miracolo della scultura del classico cinquecento. Ora , e per avere la sua effigie come Pontefice , e per mostrare a quel divino artista siccome avevagli ridonata e grazia e protezione, gli allogò adunque, in bronzo, Una statua colossale sedente, la propria statua: e Michelangelo fece ben tosto il modello, dell'altezza di cinque braccia, al dir del Vasari, e di otto piedi e dieci once, secondo il Sec-Cadenari cbe la vide fondere all'immenso artista in compagnia col celebre Alfonso Cittadella detto il Lombardi, in un' officina costruita a tal fine nel Pavaglione, dove i migliori ingegni artistici di Bologna , e segnatamente il Francia ed il Chiodarolo traevano spesso a visitare ed inchinare quel Buonarroti, che volava per sublimità sovra gli altri a maniera di aquila, ma che pur la cedeva per grazia e per espressione diyota al detto Baibolini. Nell'anno
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