BOLOGNESI Si 7
di potere e di cuore le pubbliche bisogne. E benedl a quei magnanimi, e li dimise da sé. I quali pubblicarono il decreto di Papa Giulio; onde si fecero per la città fuochi di gioia ed allegrezze spontanee.— E pochi di appresso ( ao Febbraio) il Papa fece cantar messa nella Cappella del Palazzo al Cardinal di san Giorgio, finita la qual messa furono letti i Capitoli alla presenza di tutto il Senato e degli altri maestrati della città, e vennero accettati per ambe le parti essendo simili a que'capitoli che dapprima si avevano, fuorché i quaranta Riformatori per volontà di Papa Giulio venner nomati Consiglieri , riserbando egli per tal modo al supremo Gerarca proteggitore, il riformare gli Statuti della città e della Provincia di Bologna.
Il dì seguente, raccolti di bel nuovo i magistrati tutti, Giulio amorevolmente gli esortò a vivere in pace, raccomandando ad essi la città ed una fedele osservanza di quanto riguardava alla buona conservazione di quello stato a comune in che con tante spese e fatiche gli aveva riposti: e dopo fatte molte profferte di sé medesimo , si licenziò dai bolognesi cbe chiamò figli , ed avvisolli che partirebbe il dì appresso per Roma.—E dal canto loro i magistrati resero vive grazie e cordiali all' animoso Pontefice per le grazie e pei favori conceduti ad essi ed alla città, e si offersero pronti a dar sangue e vita, roba e figli per San^a Madre Chiesa. — Alla qual risposta egli li fece in propria mano giurar fedeltà solennemente a lui ed a' suoi successori ; indi compartì a tutti 1' apostolica benedizione con indulgenze , e licenziolli con quel benevolo sorriso che rade volte splendeva sotto quel ciglio severo ed imponente.
E 1' altro giorno (aa Febbraio) essendo pronta tutta la sua corte si partì da Bologna alla volta di Roma, alle ore quattordici e mezzo, e fu accompagnato dal Legato , dai Senatori, dai Magistrati d'ogni ordine, dalla nobiltà e dal popolo, correndo spontaneamente Bologna tutta a mirare anche Una