jSA6
ANNALI
macigno che le fa cornice, furono fatti eseguire da Gabbione Gozzadini, volgendo l'anno di nostra salute i532.
Ma ritorniamo alla famiglia Bentivoglio.—Le inutili prove d'Annibale, d'Ermete, e d'Anton Galeazzo , non solo apportarono al padre i griavi danni che abbiam detto, ma gli ebbero ancora addoppiato il peso delle aspre sciagure. Tosto che Giulio II. seppe il lor muovere in armi , per mezzo del Cardinale di santa Prassede ebbe dimandato al Re di Francia, che si trovava in Savona, d'avere in ceppi Giovanni ed Alessandro , i quali, diceva esso , infranto il patto stabilito in Bologna col Chaumont, aveano sciolto Lodovico dalla promessa fede: a questa condizione avrebbe dato al Vescovo d'Albi, fratello del Chaumont, il convenuto cappello. Prima di consegnarli a Giulio , volle conoscere il Re di Francia se que'due Bentivoglio eran colpevoli o no; il perchè frattanto fece distenere Giovanni ( come abbiam tocco) nel Castello di Milano, aspettando dagli esami e dal tempo il dar sentenza su di lui.
Giovanni stava in carcere tuttora verso la metà del Maggio, quando il Senato di Milano (avendolo più. volte posto ad esame, e trovato innocente delle cose tentate da tre figli suoi ad istigazione della propria moglie ) si recò a lui, per ordine reale , a nuovamente interrogarlo ; alle cui dimande cosi il Bentivoglio rispose : „ Mi è palese purtroppo I che la fortuna dopo avermi a lungo secondato ora mi ha volte le spalle, e mi si è fatta acerrima nemica. Io, che nella patria tenni il primo grado , e tale felicità godei cui forse altri non ebbe, ora mi trovo al fondo della miseria, scacciato da quella terra ove riposano i miei padri, dov'ebbi vita, orbato dei miei figli, spogliato degli amici, derelitto dai parenti, chiuso fra queste mura; e sallo Iddio se provocai tanti mali ! — Ma poiché a lui così piacque si compia il suo divino volere, nè d' altra grazia esorterollo che di non abbandonarmi, e che mi dia bastante rassegnazione. Ne'miei verd'anni, i Principi
X