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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Quinto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1844, pagine 607

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a cura di Federico Adamoli

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   Bartolommeo Za m becca ri senatori, e Melchiorre Zanetti che il supplicassero a non proteggere in guisa alcuna qnello che osava perturbare la quiete di Bologna. Lodovico accolse gli oratori, ed ascoltatane la missione ne affidò la disamina al cardinale di Roans. Questi non pur gli ambasciatori, ma il Bentivoglio ancora fatto a sè venire, loro fe' esporre ciò che chiedevano. Uno di essi ( e fu il Zambeccari ) prese a dire che il Senato di Bologna esortava Sua Maestà a non dare asilo , a non voler difendere Giovanni Bentivoglio e i suoi figli che in armi tentato avea-no dianzi porre a soqquadro lo Stato bolognese ; chiedeva ai Bentivogli desistessero dalla speranza di padroneggiare quella città, ove nella loro tirannide era corrotta la giustizia , arbitrario il potere , abbruciate le case, uccisi i cittadini, contaminate le donzelle. A questi detti non si potendo tacere il Bentivoglio, rispose, che assai maravigliava d'esser detto tiranno:, sempre avendo curato il bene di Bologna , sempre nel governo di questa i Sedici sen-dogli stati compagni ; e che sebbene sedesse capo del reggimento, come l'aveva eletto Paolo li. ed i suoi successori confermato, pur nulla avea fatto senza il consiglio, senza l'assentimento del Senato. Non essere possibile eh' egli cercasse di rapire la pace alla sua patria, giacché quanto avesse faticato a conservargliela e fra le mura e al di fuori era noto a tutta Italia, non che a'bolognesi. Aggiunse altre discolpe, e ne chiamò testimonio uno degli stessi ambasciatori, il Castelli, già uno de' Sedici; nè questi lo smentì. Le quali cose ascoltate eh' ebbe il Roans, soggiunse a nome del Re, che Giovanni ed Alessandro essendo senza colpa per la spedizione tentata da Annibale, da Ermes e da Anton Galeazzo la maestà di Lodovico dichiarava che quelli, non già questo, riteneva sotto il suo patrocinio. Facessero noto al Senato tale essere la mente di lui, nè temessero i bolognesi di Giovanni o d' Alessandro , bensì d'Annibale, d'Ermete e di Anton Galeazzo, eh' or quinci or quindi vagavano in altri stati. —
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