BOLOGNESI
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del pericolo, armarono i loro servi, si posero alle difese, e stettero pronti a respingere ad ogni costo la forza colla forza. Il Conte Ugo Pepoli, avvisato pur esso del fatto , corse colla sua Compagnia, ed impedì che non si nocesse ad alcuno.
Intanto il Reggimento, per evitare i minacciati disordini, bandì, sotto pene gravissime, che deponessero i cittadini le armi in termine di quattro ore.' Il popolo obbedì (fosse fatto sazio o stracco pel male operato); ma non ubbidì lo Scappi colla sua Compagnia, perchè nou fidavan nelle promesse fatte dal Governatore, o mostravan di non fidarsene per durare armati nella lor ribellione funestissima. Anzi, sapendo che da Toscanella, a petizione del Governatore , giunta era di notte una compagnia di seicento soldati, e temendone danno e vergogna, camminarono armati tutta la notte per la città, facendo buona guardia, e stando pronti a qualunque più aspra e grave difesa.
Il Governatore, molto affannato per tali cose, volendo pur provvedervi, proferì ai congiurati le ròcche di san Giovanni in Persiceto e di Castel Franco provvedute di tutto il necessario, e con promessa di dar loro per tre mesi il salario di quattro scudi per ciascheduno. Lo Scappi ed i compagni, che duravan fermi a non fidarsi del Governatore, sprezzarono le offerte di lui: ed anzi una notte per maggiormente intimorirlo, passati in Porta Ravegnana, con travi e pietre murarono la porta di un Giudeo che ivi abitava, acciocché non potesse uscire: poscia arrampicandosi alla terrazza inferiore dell' Asinella , entra ron nella torre, e dati alcuni tocchi colla campana, scesero tosto, e ripararono, come al solito, nel palazzo de'Pepoli.—La mattina seguente, avvisato di ciò il Governatore ed il Senato, non sapendo a che mirassero i movimenti de'congiurati, stavano pieni di timore e di sospetto: e intanto posero guardie alla torre, e chiusero le due porte che vi mettono, sia dalla strada, sia dallo sbocco della terrazza, affine di dare all'Asinella maggior sicurezza.—