Stai consultando: 'Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796 Tomo Sesto', Salvatore Muzzi

   

Pagina (543/671)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (543/671)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Sesto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1841, pagine 667

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   BOLOGNESI
   543
   la Dea della Cotta01 a e noti Pallade, aveva per imprésa oh'immobile scoglio, posto in messo all'onde del mare. Questa, poiché alqaanto ebbe mirato in-
   1 orre, percuotendo
   tuono s'aperse, e n'uscì un orribile serpente, che spirava fuoco in gran copia contro la Dea, la quale combattendo e difendendosi feri nel còllo il serpente , che oominciò poi a ritirarsi verso la porta della torre, all'entrare della quale chiudendosi da sé stesso, Testò chiuso dentro il serpente oon la Dea; e poco dipoi usci fuori un tamburino, il quale portò un cartello ai mantenitori, e ne diede copia' in istampa ai circostanti, che da quello intesero, come Aliprando e Teodato cavalieri bolognesi, liberati testé per virtù della Dea della Costanza dalla torre del pianto ( che così era chiamata quella torre nella quale per alcun tempo erano stati trattenuti con iiloanto sotto la custodia del serpente ad istanza delle loro crudelissime Signore, che vollero in quella guisa tenergli lontani dal cospetto loro) avevano inteso dalla stessa Dea ciò che i cavalieri di Soria intendevano di sostenere : al che non vblendo essi in veruna maniera consentire, si erano deliberati, combattendo armati a piedi, poiché in così poco tempo non avevano potuto provedersi di cavalli, di far conoscere al mondo, che Urania e Artenia loro Signore, benché fossero crudeli, erano con tut-tociò dr bellezza pari a tutte l'altre belle, siccome in costanza essi non cedevano a verun altro cava-liero.— Ritornato poi il tamburino, i cavalieri uscirono della terre armati con le picche in ispalla, con sopravvesti» bianche, ricamate d'ero e di perle e gioie, accompagnati da' padrini e da altri gentiluomini assai, da tamburi, da paggi e da servitovi, con gran Copia d' accesi lumi : e avendo con ardita leggiadria passeggiato il campo , si fermarono innanzi alla torre loro, dalla quale partitosi poi Cesare Mal vasi h( uno de'detti cavalieri sotto nome di Aliprando) fu il primo, che fattosi accomodare la
   tratto oon gran