BOLOGNESI 6ai
subito disparve; e comparve il castello, nella scoperta del quale sonarono dentro gran quantità di trombe e di tamburi, furono sparate molte bombarde, e si videro infiniti lumi accesi, molte infocate girandole, e innumerabile quantità d'infiammati razzi, che facevano maravigliosa mostra.
Era il castello sopra un aspro ed erto monte, a piè del quale oltre alla statua dal corno, significata già dalla Savia di Negroponte, era una porta vagamente adorna di marmi di più colori, con diverse statue di bronzo: per questa s'entrava per salire il monte ; ma stava serrata, e vi erano alla guardia due gran Giganti : era il monte per molti alberi assai verdeggiante e fiorito; aveva nella cima un bellissimo castello tutto risplendente, e alluminato dentro e fuori artificiosamente, con gran copia di vari lumi ; onde faceva di sè stesso maravigliosa mostra, e dilettevole: nè avrebbono levato gli occhi cosi tosto i circostanti da quella vaga vistasse non avessero udito il rimbombo dei tamburi alla porta dello steccato, che dinotava la venata del primo venturiero, al quale, essendo egli forestiero, fa dato il primo luogo dagli altri cavalieri. Questi era Giuliano Emanuellì gentiluomo veronese, che tolto il nome di cavaliero Aletero, da Lete , che significa Morte, peosò di meritar lode di gran costanza; poiché comparendo in abito lugubre, volle dinotare la sua fermezza in amar sempre ancor che fosse morta la sua donna. Aveva innanzi sei servitori con torce accese, e due tamburi, che sonavano suono di mestizia, ed era vestito sopra l'armi con lungo e ampio manto di seta nera, con nn grandissimo cimiero di penne nere sulla celata: e poich'egli ebbe girato il campo, la statua, ponendosi il corno alla bocca, diede segno della venuta d' un venturiero ; onde venne fuori Roderico di Fiandra , il quale dopo aver fatto assai segnalate imprese, uccidendo mostri a abbattendo cavalieri in compagnia di Guiscardo di Borgogna, era stato egli e il compagno tirato con inganni e per forza d'incanti dal Mago Argio Annal. Boi. T. VI. 75