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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Sesto
Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino, 1841, pagine 667

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a cura di Federico Adamoli

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   BOLOGNESI
   che contra di Ini si faceva, s'era ritirato a Vene-eia; e di là, quando ebbe avviso d' esser citato con grandi istanze dal Tazio a Bologna, andò a Ferrara, dove manifestata la sua innocenza al Duca Alfonso, s*offerse pronto a costituirsi prigione, per difendere la sua giusta ragione in ogni luogo, fuor ohe nelle forze del Cardinal Cesi, del quale per degni rispetti gli pareva d'aver giusta cagione a diffidarsi, come anche non si fidava dell'Auditore del Torrone, di cui era informato molto bene , che per forza di crudelissimi e non usati tormenti, e senza aver servato i debiti termini della ragione, aveva fatto confessar cose che non sapevano, a certi suoi prigioni. Ma con tuttociò intendendo poi, come esso Auditore fulminava di condannarlo per contumace, si deliberò di volersi costituire anche in Bolo* gna, quando però s'avesse da intendere la sua ragione senza rancore o rabbia, ed esaminarla per convenevoli termini di giustizia: di che, avendo il Duca di Ferrara per corriero a posta dato avviso al Papa, e domandatogli che gli fosse conceduto di difendere per giustizia la ragione del Conte; ebbe per risposta , che il Papa non comporterebbe che gli fosse fatto torto; ed egli perciò lo mandò a Bologna in compagnia di Don Alfonso d'Este suo zio, che lo presentò prigione al Legato, facendo in quel-l'atto di presentazione molte proteste di ragione, che parvero opportune agli avvocati e dottori mandati dal Duca per tale effetto. Ma con tuttociò la causa fu tirata molto a lungo; perchè da una parte il Conte, a cui non era convenevolé il dichiararsi da se stesso colpevole di quello che sapeva di non aver fatto-, non voleva in modo alcuno dimandare accordo nè grazia, come pareva che il Legato desiderasse; ma continuamente, come sempre fino da principio fatto aveva, dimandava, che la causa si spedisse per giustizia.
   E dall altra parte il Legato che non poteva in modo alcuno trovare il vero, nè doveva di ragione condannare il Conte, nè voleva, per non mostrare