BOLOGNESI
andò a render grazie a Dio nella chiesa di san Petronio, accompagnato da molti gentiluomini, i quali, sebbene fossero tre ore di notte, erano concorsi a fargli festa della sua liberazione.
Il Fantuzzi e l'Ariosti che per forza di crudelissimi tormenti avevano confessato quello che non sapevano ; non avendo poi fuori de' tormenti confermata la confessione, non vollero supplicare per ottener la grazia, e furono, senza essersi data sentenza per loro, mandati prigioni nella ròcca di Pisa, dove trattenuti vennero alcuni mesi, e poi finalmente rilasciati. Gli altri prigioni , che per forza avevano deposto il falao ; perchè supplicarono per la grazia, confessandosi colpevoli di quello che non sapevano, furono mandati alle galere, dove stettero senza esser messi al remo; e finalmente dopo alcun tempo, essendone morti la maggior parte, gli altri che si trovavano vivi, furon pur essi liberati.
In questo tempo il Cardinale Alessandro Riario bolognese, Legato nel Reame di Portogallo, confermò solennemente per ordine del Papa nella città di Lisbona Filippo li. Re di Spagna, il quale per eredità materna, essendo mancata la linea mascolina dei Re Portoghesi, aveva ottenuto quel dominio, e presone il possesso. — E nel medesimo tempo i Bolognesi fecero in onore di Papa Gregorio una statua grande di bronzo del peso di undicimila e trecento libbre, condotta per mano di Alessandro Men-ganti orefice bolognese e statuario non comune, il quale ne affidò la fusione ad Anchise Censori pur esso bolognese. Un tal Minganti era chiamato da Agostino Carracci il Michelangelo incognito, e situò la sua statua in ampia nicchia sovrastante alla maggior porta del palazzo pubblico; la qual porta venne immagiuata per architettura da Galeazzo Alessi in forma grandiosa ed elegante, con belle colonne torreggianti su di zoccoli alti, e reggenti un' arin-ghiera, dove il piedistallo della statua si posa. E quando nell'Ottobre dell'anno fu messa la detta statua sopra di tale porta (dove pur oggi si vede) Vi Annal. Boi. T. VI. 78