I BOLOGNESI
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dopo uā inutile difesa che costolle 35o fra morti e feriti fu sbaragliata lasciando nelle mani del Vincitore j,ooo prigionieri. Fu occupata Faenza atterratene coli9 Artiglieria le porte; nč per questo ebbe la Cittā danno da militar licenza; che anzi il clero si ebbe conforto da Bonaparte d'incolumitā di religione e di personale sicurezza. Caddero a di lui potere rapidamente Forlė, Cesena, Rimini , Pesaro, Fano e Sinigaglia senza offesa. Il Generale pontificio Colli, erasi ritirato in Ancona confidente di arrestare la foga nemica con 5,ooo uomini co* quali guarniva la Cittadella ed un Monte chiamato la Montagnola, luoghi addatti a facile difesa, ed intanto fece convogliare il Tesoro di Lo* reto verso Roma. Victor lo assalisce cogl' Italiani e Polacchi, e i Pontificii trepidanti ancora per la rotta del Senio spaventati fuggono, e si mettono a campo tra Fuligno e Spoleto. La Marca, il Ducato di Urbino, la maggior parte dell' Umbria vengono all' obbedienza della Repubblica. Espilla-vasi il Santuario Lauretano di quanto d'effetti preziosi erano rimasti e li trascelti da' Commissarii Monge Villetard e Moscati , fra quali il simulacro della Vergine , spedivansi a Parigi. A* Preti Francesi rifuggiati, tementi di vessazioni si prescrisse che si prestasse il vitto da' Conventi, e i5 Lire mensili per il vestiario.
Tutto intanto era spavento in Roma come se il nemico fosse alle porte. Fuggivano i grandi, tumultuava il Popolo, ingombra la strada per Terracina -di preziose salmerie. In tali angustie il Pontefice sollecitato da' Cardinali piega a consigli di pace, e manda legati a Tolentino ov' erasi avanzata l'armata Repubblicana ad implorarla. L'ambasciatore di Spagna Azara ed aecetto a Bonaparte doveva appoggiare la dimanda ed agevolare il trattato. Firma-vasi questo in Tolentino li 19 Febbraro ossia dopo 18 giorni dall' ingresso de'repubblicani nello Stato del Pontefice. Prometteva egli di recedere da qualsiasi lega co' nemici della Repubblica ; non prestare