Le gesta criminose. 29
   10 deruba di fucile, mantello e rivoltella. L'Angelone, al dire di Musolino, era un ex-carabiniere, che andava vantandosi di volerlo prendere vivo o morto per guadagnarsi la taglia.
   11 bandito per ben due volte lo fece ammonire che badasse ai fatti suoi, ma finalmente lo sorprese in un campo, e toltagli l'arma gli si mise di fronte e lo ferì con quella medesima quasi a bruciapelo. Questo ferimento, avendo dato luogo a sollecita istruttoria, procurò a Musolino dal Tribunale di Reggio, in data 22 settembre 1900, una nuova condanna in contumacia a 2 -anali e 9 .mesi di reclusione e a L. 72 ,tìi multa.
   L'Angelone al dibattimento di Lucca (udienza del 1.° maggio), come già avevano fatto, con solidarietà veramente singolare, Sinicropi, Zappalà ed altri testi di accusa e parti lese, mostrò di volere scusare Musolino. Egli depose che Antonio Princi aveva riferito al bandito com'egli, l'Angelone, facesse la spia: perciò fu da questi castigato. Quando però Musolino seppe che invece lui, Angelone, si era adoperato soltanto a che egli si costituisse spontaneamente, allora lo baciò ( 1), gli osservò la ferita, e vedendo passare un pastore, lo incaricò di avvertire del fattoi i Carabinieri e di provvedere del ghiaccio. — Musolino si trattenne coll'Angelone circa una mezz'ora per assisterlo.
   A poca distanza dal villaggio di Africo, in prossimità del cimitero, si ergono delle roccie gigantesche circondate da querce e castagni. In questo luogo alpestre cui si accede per due erti sentieri, una massa granitica forma una .specie di spelonca che colle sue sporgenze protegge alle spalle chi vi si ponga a riparo. È la cosidetta grotta di Mingioia, dove la notte del 9 marzo 1900 si trovava Musolino insieme a Rocco Perpiglia e Antonio Princi. Quest'ultimo ha svelato il nascondiglio del bandito al delegato Wenzel,. il quale è là, nel buio della notte, in appostamento con due brigadieri dei R.R. Ca-