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Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   •3Ò8
   GIUSEPPE MUSOLINO.
   e nella esecuzione dei delitti preponderi il determinismo epilettico (l'egoismo, l'analgesia psichica, la emotività, la impulsività, che sono i caratteri della epilessia).
   4.° Il determinismo epilettico in una natura inferiore è stato intensificato dai fatti onirici descritti.
   5.° Musolino ha commesso i delitti imputatigli colla consapevolezza del fine e dei mezzi; ma la volontà sua trae gli elementi dalla struttura mentale, dalle categorie ideative di cui egli è capace, dalle sue emozioni primitive, dalla analgesia psichica, dal vuoto di una sentimentalità evoluta colmato solo dalla impulsività epilettica.
   * E chiaro che se il meccanismo volitivo e determinativo di Musolino è mori/oso nei suoi elementi e nella sua struttura, non si può parlare di imputabilità completa di un epilettico che presenti cosi profondi disturbi nei congegni della volontà. Pure ammettendo che il lato intellettuale della psiche di Musolino sia il meno leso, è impossibile negare che le determinanti delle azioni volitive abbiano più forti radici nelle emozioni e negli affetti, che nelle iijee : una deformazione ed una eccessività di sentimenti si ripercuotono sulla volontà e sulla condotta assai più che la alterazione del pensiero.
   6.° La delinquenza di Musolino non è etnica nè regionale; essa non è che la espressione di condizioni individuali e famigliari di origine morbosa, favorita da particolari momentanee contingenze politico-sociali. „
   Lucca, 30 maggio 1902.
   Prof. Leonardo Bianchi.
   Prof. Mariano Patrizi.
   Dott. Andrea Cristiani.
   3. — Il verdetto e la condanna.
   Giuseppe Musolino ascoltò in piedi le due letture nel suo solito atteggiamento di quando seguiva le deposizioni dei testi più importanti, cioè con ambo le mani afferrate alle sbarre della gabbia quasi all'altezza del viso, immobile, esprimendo la più viva attenzione^ e spesso asciugandosi la fronte. Sembrò a taluno che alla fine della nostra lettura, ,sentendosi dichiarare responsabile degli atti commessi, provasse una grande delusione, e si abbattesse, scorato, sul suo banco; mentre invece alla lettura del prof. Bianchi riprendesse il suo aspetto sereno e. fiducioso. Ciò vorrebbe dire, una volta