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Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424
Il verdetto e la condanna.
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strò con ottime argomentazioni, che egli, dopo l'ingiusta condanna di Reggio (supposto errore giudiziario) e dopo effettuata l'evasione, si comportò come qualunque bandito sareb-besi comportato in circostanze consimili.
Nella seduta pomeridiana del 9 giugno cominciò l'arringa dell'avv. Ansaldi, calda, brillante e talora anche efficace, quantunque mancante, come ben fu detto, di una spina dorsale1,, e piena di inesattezze scientifiche e di esagerazioni. La foga dell'oratore avrebbe dovuto infondere nuova energia in Muso-lino; ma per contro, egli si mostrò assai stanco e annoiato,
Espressioni fisionomiche di G. Musolino colte sul vero da R. Laudati.
perchè l'Ansaldi non finiva mai di chiamarlo epilettico, pazzo, degenerato, e por fino «mostro»!
Nè più dinamogenico per lui fu il resto della difesa, proseguita dall'Ansaldi nella udienza del 10 giugno. Musolino era sempre depresso: se ne ebbe infatti la riprova quando, al termine di essa, avendogli il Presidente domandato se avesse nulla da aggiungere, egli rispose corrucciato esser inutile il parlare, giacché «i giurati si erano ormai già formata la loro convinzione ».
Tale silenzio di Musolino alla udienza del 10 fu una nuova delusione per tutti; ma era facile comprendere che il più de-