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Contributo ad una biografia di Gaetano Donizetti
Lettere e documenti inediti
Verzino Edoardo Clemente
L. Carnazzi Editore Bergamo, 1896, pagine 196

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — Ili —
   Un'eco fedele dell'entusiasmo suscitato nei Parigini da quelle bellissime pagine musicali l'abbiamo nella seguente lettera, scritta da Donizetti all'amico Dolci. In essa traspare anche la nostalgia del suolo italiano ed il vivo de-siderio del maestro di ritirarsi, egli ormai solo, a godere la pace nell' intimità della famiglia di suo fratello Giuseppe e coll'assistenza dell'altro fratello Francesco.
   « Ti dirò che dopo dato il Poliuto (o I Mai-tiri) ai Francesi, torno in Italia a respirare un poco, poiché tra le gentilezze, i pranzi, i ritratti, i busti di pe;so, ecc., tutto ciò abbenchè dal lato amor proprio mi lusinghi, può tuttavia annoiare un povero artista quale sono io. — Qui vedo bene, che vi é modo da guadagnare da mille p irti, ma io, abitualo al poco a desiderar, poco, non posso nemmanco abituarmi a guadagnar danaro. — Io non sono Rossini, e non ho la sua fortuna; ma quando un uomo ha di che vivere, ed anche da divertirsi abbastanza, trovo che debba ritirarsi ed essere contento. Io vivo bene; metterò via, dopo quest'opera francese, altri tre mila scudi. Che vuoi tu che io cerchi ? — Non voglio fare il minchione come il Bey mio fratello. che dopo avere guadagnato più di me forse, se ne sta nell'antica Bisanzio a grattarsi la pancia fra la peste e il palo. — Gli offersi di far casa insieme, e, non so, ma credo che la moglie lo abbia
   dissuaso..... — Io sono solo! È doloroso il dire
   ques'a parola.... tu con i i inderai quanto dolere sia