Dal carteggio da me visto manca l'anzidetta istanza, pur m'è l'ecito il supporre che il Giuseppe chiedesse il passaporto per andare a Parigi a curare il fratello ; ma che, sia per l'età sua avanzata, sia per il lungo indugio dell'autorità austriache a concedergli tale permesso, abbia inviato in sua vece il figlio Andrea. L'I. R. Governo di Lombardia, avuta l'istanza Donizetti, e ricordandosi che certo non beneviso era l'emigrato richiedente, invocò i « superiori lumi » della Cancelleria Aulica di Vienna. Questi si fecero aspettare un bel pochino, che, solo dopo tre mesi di ponderazione, si dichiarava al Governo « di potersi rimettere il chiesto passaporto » .
Valse a confermarmi in queste mie congetture la seguente « dichiarazione fatta dal Sig. Andrea Donizetti innanzi il Tribunale di Bergamo il 15 Ottobre 1847 ».
Col giorno 5 Novembre 1845 mio padre riceveva una lettera a Costantinopoli direttagli da certo Vasselli di Roma colla quale veniva in cognizione che mio zio cav. Gaetano trovavasi in uno stato di salute assai deplorabile. Mi ordinò egli di tosto recarmi a Parigi, ed infatti vi giunsi il giorno 25 Dicembre dello stesso anno, e rinvenni mio zio nella casa al N. 1 Rue Grammont nella quale vi rimase fino al 1 febbraio, nel qua! giorno egli entrò