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Ed inni e plausi gli strapparono Garibaldi e .Montebello e Palestro e Magenta e l'entrata di Vittorio Emanuele a Firenze ; e allora volarono le strofe Alla croce di Savoja :
Come bella, o argentea Croce, splendi a gli occhi e arridi a' cuori su '1 Palagio de' Priori ne la libera città !
In tal guisa esordiva anche il Poeta della terza Italia. Egli, che già aveva combattuto le prime battaglie e più aspre per la resurrezione letteraria e morale della patria, giustamente poteva vantarsi che la sua spada era la sua penna, che il suo patriottismo era Io studio, giacché così egli illuminava di epica luce gli eroi dell'Italia redenta. « Il nostro patriottismo — notò il Chiarini — si rifugiava nella letteratura. Dante, il Petrarca J l'Alfieri, il Foscolo, il Leopardi erano ì nostri Santi Padri. Nei loro scritti adoravamo, nel loro nome invocavamo la grande patria futura, un' I-talia forte e gloriosa che avesse dell'antica le virtù senza i vizi....» (2).
Nel dicembre del 1859 il Carducci ebbe la nomina alla cattedra di lingua greca dapprima, e poscia di italiano e dì latino, al Liceo di Pistoia, dove si trasferì tosto con la famiglia, e dove conobbe Louisa Grace Bartolini, donna coltissima in più lingue e letterature, nella casa della quale erano accolti, con signorile ospitalità, il Carducci, il Fornaciari ed altri pochi. Chiese egli poscia di essere trasferito da Pistoia a Firenze, dove erasi resa vacante al Liceo la cattedra di lingua greca; ma Terenzio Marinarli, in quel tempo ministro della