Poiché oltre alla sana e salda dottrina, egli portava nella scuola uno squisito senso dell'arte e un grande illimitato amore per l'Italia: c'era dunque tutto perchè la sua scuola divenisse, come divenne, la fucina di molti spiriti eletti, perchè di là irradiasse la luce a rinverdire la decadente letteratura patria ; giacché egli lavorò per vedere l'Italia « risorta nel mondo per sé e per il mondo ». E con quale metodo! Nello studio della lingua patria seppe considerare tutti gli aspetti, il filologico, il critico, lo storico, l'estetico ; nella storia fuse insieme l'elemento civile con il letterario, mostrandoli come le sincrone pulsazioni di un solo grande organismo; e dalla storia poi battè l'ala ai più larghi e fulgidi orizzonti della poesia.
Solo, co' suoi allievi — che gli estranei e gli sfaccendati gli davano noia —severo ma buono, era un esempio di genio e di pazienza didattica : solo s'irritava grandemente se l'alunno non si fosse presentato con sufficiente preparazione o [ture si fosse mostrato saccente o presuntuoso : allora i rabbuffi si scatenavano, e uscivano dalla scuola e andavano a colpire i criticucci anemici e gli scrittorelli imberbi che infestano l'arte. Giacché, ¦eli' ammonire i suoi allievi, egli combatteva in loro e fuori di loro la falsità, l'ignoranza, la presunzione, la critica superba, la frettolosa impazienza: odiava la cultura superficiale, la saccenteria e il giudizio precipitato; la sua fu una scuola tutta di serietà, senza per questo le ostentazioni cattedratiche dei piccoli grandi uomini,
E i discepoli suoi, specialmente i più attivi e intelligenti, egli accompagnava con la parola e