Perciò si comprende il fascino grande che l'insegnamento suo esercitò sulla gioventù che accorreva alla scuola di Bologna. Egli da quella cattedra tenuta per quasi mezzo secolo, traverso alle vicende or tristi ora gloriose, sue e della patria, lavorò senza tregua a illuminare le menti, a formare le coscienze dei giovani della patria redenta: così come, poco prima, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, nel segreto delle congiure, ne avevano educato il cuore e armato il braccio alla riscossa e alla libertà.
Incredibile frattanto il lavoro da lui compiuto dal '62 al '66: nei quali anni gli scritti di critica e di erudizione si alternarono frequenti a quelli di poesia: importante, sopra tutto, la pubblicazione del Poliziano, ritenuta opera poderosissima. Ed attendeva egli a collaborare alla Rivista italiana el ali 'Ateneo italiano: e scriveva, tra l'altro, Della varia fortuna di Dante, cercando in tal guisa anche un diversivo alle tristi vicende italiane di quel tempo. Custoza e Lissa e Aspromonte infatti avevano ferito amaramente il cuore del giovine Poeta: ma l'animo fu risvegliato dall'epico episodio di Mentana, e si volse allora il Carducci ad adorare Garibaldi, pel quale segretamente congiurava allo scopo di promuovere una spedizione garibaldina su Roma. Così l'istintiva sua ribellione contro ogni tirannia, la bollente passione politica ed il caldo amor di patria gli dettarono i carmi Levia-Gravia pubblicati nel giugno del 1868 e l'inno a Satana del 1865, con lo pseudonimo di Enotrie Romano, e i terribili Giambi ed Epodi, che abbracciano le poesia del fortunoso periodo tra il