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li libro — come già osservammo — fu villana mente sbertucciato dai saccenti e dai romantici: ma il vero è ch'esso segnava l'alba di un glorioso meriggio. Infatti, come appare, la via del Poeta vi è già tracciata, i motivi fondamentali dell'arte sua si trovano segnati sin da quelle prime carte; il classicismo, la virtù, la patria; ma sopra tutto, il ritorno alla bellezza e alla grandezza antica come antidoto alla volgarità moderna; ritorno necessario per restaurare non solo la letteratura, ma l'uomo: concetto, questo, precipuo e vitale del così detto umanesimo di Giosuè Carducci. Certo, chi si facesse ad esaminare attentamente questa prima produzione poetica vi scorgerebbe facilmente una certa imitazione, un apparato un po' formale e parecchie reminiscenze di classici : vi troverebbe traccie del dolce stil nuovo di Dante, movenze della lirica Oraziana; vi sentirebbe l'eco della soavità di Catullo, dell'asprezza d'Alfieri, della virilità di Parini, della magnanimità di Foscolo, della mestizia di Leopardi. Ma, intendiamoci, non si tratta, ciò malgrado, di un lavoro di semplice imitazione o di mosaico: ma è già la rivelazione, il presagio di una poesia vera, l'impronta di un genio determinato, il quale per affermarsi in tutta la sua grandezza non ha bisogno che della maturità. E già le poesie Canto di primavera, A Neera, Beatrice contengono, pur tra l'eco del passato, vere squisitezze artistiche e originali; e i canti patriottici tengono, è vero, un po' di gonfiezza, sono un poco enfatici di quella retorica che fu già rimproverata alla Canzone all' Italia del Leopardi; eppure,1 quanto entusiasmo in quella retorica!