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Giosue Carducci
Biografia - Opere - Metrica
A. Franzoni
Società Tip. succ. Wilmant Lodi Milano, 1909, pagine 92

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   forma, più sciolta da imitazioni, pur conservando una purezza classica. In una parola, il Poeta era ornai verso l'uscita a qualche cosa di vittorioso; così « l'inno a Febo Apolline — com'ei disse — diventò l'inno a Satana! », sprigionatosi dal suo cuore in una notte di settembre del 1863: il famoso inno così discusso, frainteso, esaltato e maledetto : l'inno che suscitò clamori e polemiche rinnovatisi, a quando a quando, anche in più tardi momenti, allorché parve che altri sentimenti albergassero nell'animo del Poeta; l'inno che egli in un'ora di sdegno definì troppo duramente « una volgare! chitarronata ». In realta quest'inno era la affermazione del paganesimo, o del naturalismo che dir si voglia del Carducci; il cui concetto mal si limiterebbe a questo solo suo canto, ma che ali-braccia tutta l'opera sua e si risolve in somma in un inno alla bellezza, alla vita, alla ragione.
   Ed ecco i Giambi ed Epodi, pei quali il Carducci si affermò
   italico vate a la nuova etade le cui strofe al ciel vibrano come rugghiatiti spade, I e il canto, ala d'incendio, divora i boschi e va:
   strofe che nacquero tristi come le disfatte garibaldine , tragiche come le forche dei martiri. Facit indignatio versum! L'epico e doloroso tentativo di Mentana, il mal governo del papa J l'affarismo dell'Italia ufficiale, le belle idealità di una grande patria svanite dettarono al poeta i terribili versi, con i quali egli accompagna i nequitosi avvenimenti di quegli anni. E così egli canta e glorifica la ribellione delle plebi, condanna all'infamia il Vaticano in nome di Eduardo Coraz-