— 50 —
Cantò il Poeta tutte le battaglie e i sacrifizi : Peschiera e Novara, Magenta e San Martino, Belfiore e Villa Glori, Aspromonte e Mentana; tutti i nostri eroi: Garibaldi e Mazzini, Goffredo Mameli e Pietro Calvi : e, sopra tutti, aderse, alto e fulgente, l'inno al vessillo nazionale, che, dischiuso col saluto Alla Croce di Savoia, finì nello stornello morente sulle labbra del Poeta :
Fior tricolore,
tramontano le stelle in mezzo al mare e si spengono i canti entro il mio cuore.
In breve, la lira del Carducci esprime tutti i suoni, ma il più alto, il più bello è quello della patria : il quale ascende sino a le mal vietate Alpi, ov'è il popolo fratello che il Poeta saluta con accenti d'appassionato desiderio, mandando a le sue strofe:
in faccia a io stranier che armato accampasi su '1 nostro suol cantate : Italia, Italia, Italia !
Nè solo con la poesia, poiché il Carducci preparò e volle preparare le vie alla grande patria, anche allorquando, ingolfato negli studi, ne rinvigoriva] la lingua e ne rievocava la letteratura. Fu amor di patria anche il suo studio linguistico e di erudizione; studiar la lingua equivaleva per lui ad imprimersi come suggello nell'anima il carattere italiano puro. Perciò il suo metodo si opponeva ai metodi antiquati : e P italianità degli scrittori egli fece risaltare in tutto il corso della storia delle lettere, improntando di simile concezione i suoi splendidi discorsi sullo Svolgimento della letteratura italiana. « Fine della letteratura — egli scrisse — è di rappresentare la nazione presso gli