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passati eventi, una vivida apparizione di eroi dalli lontananza dei tempi potentemente rievocati: Giosuè Carducci è il rivale di Carlyle. Scrisse Egli stesso: « La poesia, per quanto fino a un certo segno legittime e ogni giorno più invadenti appaiano le esigenze del presente, la grande poesia aspira pur sempre al passato, e dal passato procede... Fin che Omero, Sofocle e Virgilio nelP età pagana e Dante e Shakespeare nella cristiana rimangono i grandi poeti delle genti; quando nella travagliosa civiltà nostra, a rappresentare di essa le idee più speciali e proprie, il Goethe e lo Shelley chiedono al medio evo e all'antichità, più assai che i simboli, le forme ; non può, credo, esser recata in dubbio la superiorità, in poesia, della rappresentazione del passato ». Per cjuesta poetica predilezione il Carducci fu studiosissimo della storia, non solo moderna ma antica e anche della preistoria, sino a toccare i confini delle scienze naturali: scrutò le origini e le formazioni dei popoli, le loro fusioni, le rivoluzioni, le molteplici vite, gli ordini politici e le istituzioni; e da ciò, come dominatore, seppe risalire alle più alte cagioni e all'erte vette della filosofia, della storia. Nè dico ciò solamente per rispetto alle prose, nelle quali sono mirabili pagine di rievocazione e rappresentazione storica, in cui dai pazienti dati e dai minuti frammenti si passa alle costruzioni più vivaci e alle sintesi più potenti, ma dico della poesia, per la quale egli ha saputo stringere nel ferreo nodo di poche strofe una serie di lunghi secoli, e dalle grandi, dolorose o gloriose memorie di questa Italia nostra trarre i più inspirati accenti. Basti ricordare