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Giosue Carducci
Biografia - Opere - Metrica
A. Franzoni
Società Tip. succ. Wilmant Lodi Milano, 1909, pagine 92

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   d'inspirarono questo amore anche i luoghi ove trascorse la sua fanciullezza, la soave Versilia che sempre gli stette in cuore, la melanconica Maremma che gli dettò l'immortale Idillio Maremmano ove rivede tra il melagrano scintillante ne' verdi campi la bionda Maria, e il magnifico Dm vanti San Guido, dove pacato e azzurro è il mare, 1' occaso pien di voli e allegro il garrir de' passeri; gVinspirarono questo amore le valli dell'Arno e del Tevere popolate di ville e d'uliveti, i monti verdi dell' Umbria da cui sentì sorgere il Canto dell' Amore fatto dei mille cantici della naturai Apprese anche, certo, dal classicismo questo vivo amore all' universo, che nessuno tra i poeti contemporanei ha forse sentito con tanta potenza, nessuno ha ritratto con tanta verità, con un tocco così vivo e sicuro da animare allo sguardo le cose. Il Carducci sa presentare il paesaggio con grande precisione, con quelle caratteristiche speciali per cui Funo non si confonde con l'altro: basta ricordare, ad esempio, la sfilata delle gloriose città del Piemonte e delle eroiche borgate del Cadore; pare che ciascuna sia fotografata dal vero : la vecchia Aosta, Ivrea la bella, Cuneo possente e paziente, Mondovì ridente, Asti repubblicana e Torino regale; nel Cadore, Pieve che siede gioiosa tra colli ridenti, Lorenzago aprica, il verde Comelico, Au-ronzo « al piano stendentesi lunga tra l'acque », che, dal trascinarsi lento del verso, par dipinta nella sua enorme lunghezza. E che magico susci tatore di vivide bellezze il Poeta, al lampo d'una parola! Vedi le Alpi Dolomitiche rifulgenti di rosa nel cheto vespero, i colli toschi emergenti tra selve