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del sacrificio. Egli si potrebbe dire un innamorato delle grandi anime, il quale si piace di contemplare il forte
che posa nel giusto, ed a l'alto
mira, e s'irradia ne l'ideale:
Omero, Dante, Garibaldi. Egli è il Carlyle della poesia: « Troppo — egli esclama — sento profonda la religione degli eroi; e come essi splendono stelle benefiche sul firmamento del mio pensiero, così io non son lungi da credere o da sperare, o almeno da immaginare che da qualche parte dello spazio serena essi corrispondano immortali a questo bisogno, e questa foga di amorosi sensi e pensieri, che suscitati da essi ad essi ritornano con un'alterna e continua esondazione delle anime nostre verso le rive dell'ideale. 0 dei della patria, proteggete i buoni, e salvateli dal fango, che sale, che sale, che sale! ». Per ciò la sua poesia è grandiosa ed altamente educatrice; giacche l'eroe, malgrado ogni avversa dottrina, sarà sempre il maestro della umanità. E il Poeta è superbamente splendido nel ritrarre l'attitudine dei forti; Azzo novello, sul furore del domo Ezzelino, « lin-guainando placido la spada », saluta la sventolante rossa croce; Pietro Calvi « biondo, diritto, immobile » sfida le palle e le forche austriache; Federico Barbarossa, solo, a piedi, sta nel mezzo del campo; Napoleone passa tra folgori sul dubbio ponte di Lodi, e Garibaldi s'avvolge il puncio al collo leonino e bilancia alta la spada di Roma. « Giacche uno dei caratteri più singolari, uno degli incanti dell'arte matura del Carducci è la facoltà,.