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Giosue Carducci
Biografia - Opere - Metrica
A. Franzoni
Società Tip. succ. Wilmant Lodi Milano, 1909, pagine 92

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   la quale non saprei chiamare altrimenti che dantesca, di scolpire figure a scalpellate energiche, con pochi tratti rilevati, marcati, che hanno la virtù di scuotere e scaldare l'immaginazione del lettore così da compiersi in essa e darle, come in un lampo, la visione della persona intera » (12).
   Invece il Carducci non è stato un poeta erotico, a diciannove anni sdegnava cantar d'amore mentre la patria era schiava. Il sentimento dell'amore, così sovente manierato se non scollacciato, in quel naturalismo che era venuto di moda con gli scipiti imitatori dello Zola, fu invece dal Carducci posposto ad altri sentimenti più sociali, a più grandiose idealità, per la patria, per la scienza, per la libertà, per la giustizia; forse in ciò solo d'accordo col Manzoni. Che se talora lo cantò, il suo è sempre un amor sano e virile, limaccioso non mai; la sua donna è degna compagna dell'uomo, madre di baldi figli e datrice di serenità e di gioia; la sua bionda e ridente Maria de l'idillio maremmano è assai lontana dalle donnine clorotiche dei romantici o da quelle sfacciate degli zoliani.
   Tali 1 precipui elementi della poesia carducciana. Chi mai dunque racchiuse in un ciclo di liriche più arte, più storia, più filosofia, più poesia nazionale? Il Carducci tolse al mondo ellenico la bellezza, al romano la vigoria: chiese alla storia il concetto e l'erudizione, alla natura la serenità e la dolcezza; trasse dal profondo dei tempi le leggende italiche, esaltò le energie della patria risorta, celebrò i grandi poeti, i grandi guerrieri e i grandi martìri. Idealizzò la storia, suscitando dal vivo ricordo degli eventi bagliori di poesia : cantò tutti