— 66 —
pubblicato nel 1862, dopo una quantità di' cure e fatiche: le Rime di Matteo Frescobaldi, altro dei poeti della scelta trecentistica, da lui largamente corredato di varianti e note critiche : il volume delle Cantilene e ballate, strambotti e madrigali dei secoli XIII e XIV, salutato con plauso in Italia e fuori, segnante un notevolissimo passo nello studio delle origini della nostra poesia.
Pur, fra tutti gli scrittori da lui considerati, ben si intende come Dante, « il vicin suo grande », dovesse esser quello cui egli dedicò il lungo studio-e il grande amore: Dante ch'ei celebrò in parecchi carmi, da Jumnilia a Rime e Ritmi. Ma questo culto egli esplicò specialmente nella sua opera critico-letteraria, che con Dante incominciò nel Discorso sulle rime del '65 e con esso lini nel Commento della Canzone delle tre donne. Ed èi notevole anche il suo lavoro di illustrazione, pur fra i tanti che questo secolo ci ha ammannite. « Fra i dantisti che il XIX ha dato in sì numerosa famiglia alla letteratura, il Carducci ha questo carattere, quale si addiceva all'altezza e vastità dell'ingegno, che Dante, sin dalla prima giovinezza apparsogli l'Orfeo, l'Omero, l'Esiodo della civiltà latina rinascente nel medio evo, fu a lui, come al Foscolo, come al Tommaseo, e ad altri de' migliori e maggiori, non tema fisso di esercitazione monografica, troppo facilmente convertibile in accademia, sibbene nella storia del pensiero e del sentimento italiano, io scrittore che tanto in sè aveva accolto di quella rinascenza, da refluirne poi, per continuata comunicazione, in tutte le età successive: cosicché si misuri la virtù italiana, che