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pel Carducci era virtù latina, di queste dai più o : dal meno di loro recettività alla tradizione dantesca» (14). Nè alcuno più di lui poteva con la grande anima poetica maggiormente accostarsi al genio di Dante; nè meglio riassumere la poderosa critica dantesca messa in luce ai nostri giorni da una faticosa coltura, farla sua propria, rimaneggiarla tutta quanta a fondo, e da essa spiccare il volo alla coscienza e alla rivelazione di quella divina poesia. E sembrò anche e davvero che nelle magnanime ire del Carducci, nell'aspre sue rampogne, nel suo sconfinato amore per la patria, nella sua passione per l'arte e la bellezza, nella sua nobile missione poetica, nel suo carattere sdegnoso d'ogni viltà, fosse riflesso lo spirito di Dante.
Dal culto del Grande egli discese poi allo studio degli altri maggiori sino alle più minute questioni critico-letterarie: e si succedettero così ricerche biografiche, emendazioni di testi, bibliografie, contributi esegetici, commenti storico-estetici anche nel campo della pura storia ed erudizione, come j bastano a provarle le sue dottissime relazioni di storia patria, ricchissime di multiforme dottrina e i numerosi scritti, ove sono presi in esame libri recenti ed antichi. Nò dalla mediovaie disgiunse la letteratura contemporanea, essendo Egli pervenuto coi suoi studi sino al Prati, allo Zanella, al Re-galdi, accumulando, in tal guisa, molte e svariate monografie, con le quali ben si potrebbe intessere una storia compiuta della letteratura italiana. Infine, per ciò che più propriamente si riferisce alla lingua, egli non si perdette nelle inutili lotte dei puristi, alla caccia di una frase o al bando di