— 68-
uiia parola; mente larga e geniale, seppe unire i due elementi, l'uso moderno e la tradizione letteraria; l'uso vivente del popolo toscano, il meglio parlante, e la tradizione migliore dei classici. E seppe anche non irretire nell'altra famosa questione dell'arte per l'arte: pensando che l'argomento non ha valore se non per il valore che l'artista vi conferisce, e che l'opera d'arte non va quindi giudicata alla stregua dei principi o dei sentimenti filosofici, politici, religiosi di chi l'ha scritta, rul il critico può o deve esigere dimostrazione di tesi, nè professione di fedi religiose o politiche.
Degli scritti classificati nel secondo ordine, diremo anzitutto che l'eloquenza mancava veramente ancora, prima di lui, alla nostra letteratura: ora c'è, ed inarrivabile, nel genere didascalico, accademico e politico. I numerosi discorsi del Carducci non trovano nulla di eguale nelle nostre lettere per la grandezza della visione poetica, per l'altezza del sentimento, per la magniloquenza della forma. « Fondamento dell'eloquenza — egli scrisse — è] il pensiero fortemente nutrito di meditazione, di scienza, di storia: roccia granitica, cui la fantasia ha da vestire di selva verde e profonda a mezzo l'erta, e il sole dell'affetto ha da illuminare da lontano la vetta, forse nevata, della ragione ».
Quanto alla polemica non è a credersi ch'essa sia meno grande perchè più propriamente subiettiva. Certo, egli è terribile nella sua irruenza procellosa come torrente, nella dialettica serrata come cerchio di ferro, nella derisione or gioconda sino all'umorismo, or acerba sino al sarcasmo, nel ragionamento securo, alternato alla più viva figu-