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Per tutto ciò egli è nostro: nostro, lii quanto esprime la condizione dell' arte ricreata alle fonti nazionali più pure: nostro, in quanto ha rinnovato il gusto artistico e ci ha appassionato del passato e del presente: nostro, poiché ha rivelato la bellezza primitiva e la gioia odierna della vita e dell'arte. A lui — concluderò col D'Annunzio — noi dobbiamo « il senso della vita storica, il senso delle profonde forze terrestri da cui si generano in ogni epoca le forme dell'arte, l'animazione pos-i sente della materia letteraria che si congela sotto l'arida pazienza degli eruditi ricercatori, l'instru-mento magnifico di una lingua attinta alle fonti più larghe e più fresche. Riconoscendo il benefizio che la nazione ha ricevuto da lui e rendendogli [[grazie e facendogli onore, noi riconosciamo nel tempo medesimo la dignità civile delle lettere, il vero posto che oggi spetta all'artefice della parola, •non più considerato come il sottile ornamento di una civiltà laboriosa, ma come il primo dei cittadini, come il più alto esemplare di conscienza prò-j, dotto da un popolo, come il testimone, l'interprete e il messaggero del suo tempo » (18).
Che se grande, coni' è vero, è la efficacia che può esercitare nella Scuola e nella Società la voce di una poesia altamente civile, nessun poeta mo-! derno meglio conviene agli Italiani pel caldo entusiasmo di cui sono vivificati i suoi canti, per l'omaggio tributato ad ogni eroismo e grandezza, pel culto di ogni bellezza e verità, per le magnanime ire contro ogni viltà e corruzione, per la purezza intemerata degli intenti, per l'indomito amore alla semplicità e alla schiettezza, per la