bernardo palissy.
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   a romperlo, come per l'addietro, in tre o quattrocento pèzzi, ed a coprirlo delle diverse composizioni chimiche. Però, non potendo farli cuocere a casa sua, li portò ad una fabbrica che si trovava ad una lega e mezza da Saintes, per cuocerli in un forno comune. Egli non mancò di andar a sorvegliare il risultato dell'operazione, della quale, con suo gran dolore, mancò di bel nuovo lo scopo. Amareggiato, ma incrollabile, risolvette subito di « ricominciar tutto ». Ecco l'indomabile perseveranza, dalla quale si riconoscono gli eroi.
   Per due anni ancora egli continuò le prove e le ricerche senza visibile risultato ; ed avendo, in capo a quel tempo, speso tutto ciò che avea guadagnato in un misero impiego provvisorio che aveva ottenuto dalla gabella, si trovò ridotto interamente alla povertà. Allora si decise di fare un ultimo e supremo sforzo, ed incominciò, naturalmente, a romper più vasi che mai. Dopo aver coperti delle sue diverse preparazioni circa trecento di quei pezzi, li mandò alla vetreria, dove andò in breve egli stesso per assicurarsi del risultato della cottura. Quattro ore trascorsero, durante le quali egli non cessò di sorvegliare l'operazione; finalmente si aperse il forno. Sopra un solo dei trecento pezzi di vasellame la composizione si era fusa. Fu posto a raffreddare all'aria. Indurendo, esso divenne bianco.... bianco e levigato! Quel frammento di vaso spezzato era realmente coperto di uno smalto, descritto da Palissy come « singolarmente bello ». Infatti esso dovette sembrargli bello, dopo si lunga e sì penosa aspettazióne, Corse a mostrarlo a sua moglie, sentendosi, come disse egli stesso, « rinato ». Ei non era però al termine delle sue pene, perchè il successo parziale di quel sedicente ultimo sforzo non ebbe, pel momento almeno, altro effetto che di spingerlo ad una nuova serie d'esperimenti e di delusioni.
   Chi,si aiuta Dio l'aiuta.