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   chi si aiuta dio t> aiuta.
   
   Lo spirito di Newton era senza dubbio di prim'ordine, e non pertanto, richiesto in qual modo avesse effettuate le sue scoperte maravigliose, rispose : « Pensandoci sempre ». Un' altra volta cosi descrisse il suo metodo di studiare : « Io non perdo mai di vista il mio subbietto, ed aspetto finché i primi albori si trasmutino grado grado in una piena e chiara luce ». Nel caso di Newton, come in ogni altro, l'.'esito non fu ottenuto che mediante l'applicazione diligente e il perseverare indefesso. Anche le sue ricreazioni consistevano semplicemente nel variare dei suoi studii, lasciando momentaneamente un soggetto per occuparsi di un altro. Al dottor Bentley, Newton ebbe a dire un giorno : « Se ho reso al pubblico qualche servizio, lo devo unicamente all' applicazione ed al pensiero paziente che ho portato nelle mie ricerche ». Un altro grande filosofo , Keplero, parlando de' suoi studii e dei risultati ottenuti, dice: «Come in Virgilio, Fama mobilitate viget, vtres acquirit eundo, cosi avvenne con me che, essendo ogni riflessione occasione di riflessioni ulteriori, giunsi da ultimo ad applicarmi al mio oggetto con tutta l'energia della mia mente ».
   I risultati straordinarii ottenuti a forza di applicazioni e di perseveranza hanno tratto molti uomini preclari a dubitare che il genio sia una dote cosi rara ed eccezionale come comunemente si crede. Voltaire fra gli altri teneva per certo che l'uomo di genio non sia diviso dall'uomo ordinario se non da una leggiera linea di separazione. Beccaria, l'illustre autore del libro Dei Delitti e delle Pene, era di parere che tutti gli uomini possano divenir poeti ed oratori, e Reynolds, celebre pittore e scrittore, che chiunque voglia possa trattare il pennello e lo scalpello. Se ci