Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
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libro nono.
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avuto, ed era questo proprio: ftem convenerunt quodchristia-nissimus rex procuratiti toto posse suo, et curri effectu faciet, quod domini Veneti et Fiorentini infra quatuor menses a die prcesentis compositionis facient rationem Ccesari, et serenissimo regi Ungarice ejus fratri respective de eo quod tenentur; quo facto, censeantur inclusi in pace et compositione prce-dieta, et non aliter. Promisse il re largamente di dover fare modificare questo capitolo, ed era tanto o accecato dal desiderio de' figliuoli, o impaurito delle spese e pericoli della guerra, o trafitto dagli stimoli della madre, la quale prometteva anch' ella di non dover far cosa contra la ragione delle genti e la fede data a' confederati, che sdimenticatosi insieme con lei delle parole e promissioni loro, diceva colla lingua il contrario a punto di quello che egli sentiva nel quore. Era venuto il re, e fermatosi in Compiegni, affine che nascendo qualche diflcultà o differenza tra le parti, potesse o spegnerla o risolverla più tostamente : nè fu vano il suo avviso, perciò che mentre si praticavano gli articoli e le condizioni della pace dagli agenti dell'una Maestà e dell'altra, sopragiunse fuori d'ogni aspettazione, e contra il credere della maggior parte ed in spezieltà de' Fiorentini, la nuova della confederazione fatta tra papa Clemente e l'imperadore, per la quale la pratica, che era, se non conchiusa, alle strette di doversi conchiudere, si sconchiuse in guisa, che la madre del re s'era apprestata e messa in ordine per andarsene; ed ebbe poi a dire il re, il quale per parere il buono e '1 bello cercava ogni occasione di dolersi de' Viniziani e de' Fiorentini, ciò essere avvenuto per voler sua madre che '1 capitolo si modificasse in benefizio de' collegati : ma ella raddolcita alquanto dal cardinale Salviati, e svolta affatto dall' arcivescovo di Capua, fu contenta di rimanere ; e per la costoro opera fra pochi giorni si co^chiuse finalmente la tanto e tante volte indarno tentata e desiderata Jega, la quale si pubblicò solennemente nella chiesa cattedrale di Cambrai il quinto giorno d'agosto del mille cinquecento ventinove, della quale si fece maravigliosa festa con fuochi ed altri segni d'allegrezza, non solamente nella Francia étnell€fSpagne, ma eziandio nell'Italia, e massimamente i quali s'erano fatti a credere con in-
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