Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
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di fiorini cento, cosa alcuna ad alcuno cittadino, nè alcuno cittadino ad essi, la qual fusse pertinente o dependente dallo Stato.
VII. Questo stesso giorno parti Francesco di Simone Zati, il quale era stato eletto commessario a Firenzuola, dove si trovava vicario Iacopo del Biada, e castellano Bartolommeo Mi-chelozzi, a* quali s'era dato commessione che vegghiassino le cose di Ramazzotto, il quale si diceva essere in Bologna, e avere commessione dal papa di ragunare gente : il quale papa, per potersi servire di loro, aveva operato che tra Pompeo figliuolo di Ramazzotto, giovane molto arrisicato, ed il conte Girolamo de'Peppoli da lui offeso con occisione di alcuni de' suoi, si conchiudesse finalmente la pace. Poco di poi, in luogo di Tommaso Soderini il quale stava malvolentieri fuora di Firenze, fu eletto per commessario generale, secondo l'ordine della nuova riforma, Zanobi Bartolini, ed il suo giovane, o vero sotto commessario, fu Francesco d'Alessandro Nasi; nel qual Francesco erano, oltrai beni della fortuna, compiutamente tutte quelle doti, cosi d'animo come di corpo, che potevano capire gli anni suoi: ma perchè Zanobi, rispetto alla molta grassezza, non poteva aiutarsi troppo della persona, e con tutto che fosse vigilantissimo, pareva che dormisse sempre; stato non molti giorni nella sua commesseria, e ottimamente portatosi, chiese anch' egli, essendo malaticcio, licenza ; e gli fu mandato per successore Antonfrancesco degli Albizzi, la cui commesseria si crede da molti essere stata (come si dirà di sotto) l'ultima rovina della libertà di Firenze.
VIII. In questo tempo rinforzava ogni giorno più la fama della venuta in Italia dell'imperadore; ma i Fiorentini non potevano crederla a patto veruno, mossi, il vulgo (chiamo vulgo tutti colofo, i quali a così fatti uomini prestano fede) dalle parole di Pieruccio, il quale (siccome ancora alcuni frati e alcune monache, parte astutamente, e parte semplicemente profetavano) asseverava costantemente per bocca di quel suo amico, a coloro i quali di ciò il dimandavano, che Cesare non era per passare in Italia quell' anno; i prudenti, perchè non pareva ragionevole, che l'imperadore dovesse, non avendo nè molta gente nè molti danari, cimentare il credito suo, e
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