Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
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libro nono.
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a tanto magistrato furono : Iacopo di Girolamo Morelli, Zanobi di Francesco Carnesecchi, Antonfrancesco di Luca degli Al-bizzi, Bernardo di Dante da Castiglione, Alfonso di Filippo Strozzi, Agostino di Francesco Dini e Filippo Baroncini. Questi sette cittadini, ne'quali doveva consistere in grandissima parte la salute di Firenze, furono di pochissimo, anzi di nessuno frutto; perciō che, oltra che la maggior parte di loro non eran capaci di cosė alto e importante ufėzio, eglino erano tanto diversi l'uno dall' altro, e tanto per lo pių timidi e respettivi, per non dir casosi e irresoluti, che mai non si sareb-bono accordati a por mano, come bisognava, a una impresa rilevata e straordinaria ; ed in somma s'impedivano l'uno l'altro: perchč Zanobi Carnesecchi, verbigrazia, o Agostino Dini, il quale non aveva altro obbietto che la sua arte di seta nč era stato pių oltra dei suoi poderi, mai non arebbero consentito, verbigrazia, ad Antonfrancesco degli Albizzi o a Bernardo da Castiglione, di fare una resoluzione onorata, dove si fusse portato, come č necessario nell' azioni grandi, alcuno rischio o pericolo. Nč si dubita dagli uomini prudenti, che se avessono eletto uno solo senza guardare ad altro che alla sufficienza, come esempigrazia il Ferruccio, o Lorenzo Carne-secchi, o alcuno altro ancora di minore virtų, e fattolo dittatore da dovero, le cose sarebbono state per avventura governate altramente che elle non furono, e per conseguenza avuto altro fine eh' elle non ebbero.
XIV. Non mancarono, oltra le cose dette, di far ricercare caldissimamente e pių volte i signori Viniziani, che mossi cosi per virtų della lega, come per lo pericolo del proprio interesse, fussino contenti di porgere loro in cosi urgente e manifesta necessitā, siccome avevano promesso di voler fare, alcun soccorso e sovvenimento, o di gente o di danari; e sempre fu loro risposto che stessino di buono animo, e atten-dessino a prepararsi gagliardamente alle difese, chč non man-cherebbono al tempo d'aiutargli. Chiesero eziandio consiglio, come a uomo di molta prudenza e valore, e mortalissimonemico di Clemente, a Francesco Maria duca d'Urbino, e a tutti coloro che pensavano che sapessero e volessero darlo loro sinceramente; e prima avevano mandato a Ferrara Iacopo di
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