Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      quale era giovanetto, aveva trattato tutto '1 maneggio della condotta; don Ercole, per quello che s'intese poi, mostrò d'averlo molto per male, e confortatone da un suo molto fedele e valoroso gentiluomo chiamato messer Francesco Villa, fu a un pelo per fuggirsi segretamente di Ferrara, e andarsene a Firenze; il che poi, o per la paura o per la riverenza del padre, non osò di mandare ad effetto: laonde s'egli lodare non si dee, si può almeno scusare.
      XV. Iacopo nel ritornarsene a città, fu appostato da Antonio Taddei, il quale avendo seco il bargello di Bologna e alquanti cavalli leggieri di Paolo Luciasco, lo fece, non ostante che fosse suo cugino, pigliare a Cortisella, e condurre in Bologna prigione. Intesosi questo caso a Firenze, non mancò chi dicesse, come sempre si corre al peggio in tutte le cose, lui essersi fatto pigliare in pruova e a bella posta, per non avere a trovarsi ne' pericoli che manifestamente soprastavano a Firenze, e adoperarsi contra il pontefice; la qual cosa gli fu manifestissimamente apposta, perchè la verità fu, che il cardinal Cibo legato di Bologna, o da se medesimo per intendere gli andamenti de'Fiorentini e gratificarsi al papa, o mosso da Antonio; il quale era fuoruscito e d'una natura cosi fatta, che ogni altra cosa che bene, arebbe voluto vedere e fare; diede commessione a lui che lo facesse pigliare: il quale, secondochèmi disse egli stesso, volle anco far prigione il Rontino, medico, che si trovava in quel tempo a Ferrara coli' ambasciadore messer Galeotto Giugni, con animo di fargli un mal giuoco ; ma egli noi potette trovare. Iacopo fu disaminato a parole, e monsignore Uberto da Gambara vicelegato, ricevuto una lettera da' signori Dieci, i quali gliele raccomandavano, lo rilasciò subitamente.
      XVI. I quattro ambasciadori eh' io dissi di sopra essere stati eletti a Cesare, partirono agli sedici d' agosto, e furono questi : Tommaso Soderini, Matteo Strozzi, Raffaello Girolami e Niccolò Capponi, uomini nobili e di grand' autorità sì, ma molto diversi di natura e di costumi, e per conseguenza non molto amici l'uno all' altro. Ebbero audienza agli ventiquattro, ancora che il papa avesse mandato in diligenza da Roma l'abate Nero a Sua Maestà, per farle intendere, come i Fio-
      varchi. — 2. 3


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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