Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
28 storia fiorentina. [15-29]avere a star ferma. Il che udito da Cesare, fece dar loro co-miato, senza volergli più ascoltare; onde nacque una voce comune, che l'Imperadore aveva cacciato via gli ambascia-dori fiorentini, senzachè mai uditi gli avesse.
XVIII. Tommaso, Matteo e Niccolò dopo tal licenza si partirono; Raffaello e Luigi restarono col gran cancelliere in Genova per seguitare l'imperadore, il quale parti agli trenta. Niccolò avendo ànimo di tornarsene a Firenze, e dire come buon cittadino, ancora con suo pericolo, liberamente l'animo suo, giunto che fu a Castelnuovo di Garfagnana, o per lo dispiacere dell'animo, veggendo soprastare tanti travagli e pericoli alla sua città, o per le fatiche del corpo, essendo pure oggimai vecchio, s'ammalò, e finalmente agli diciotto d'ottobre a due ore di notte con gran dispiacere non solamente de' parenti e degli amici, ma di tutti i buoni, da questa all'altra vita cristianamente passò. Matteo, giudicando per avventura che il tornare in quel tempo a Firenze poteva anzi nuocere che giovare, e avendo l'animo piuttosto alle private sue faccende che alle pubbliche, se n' andò, senza far intendere cosa alcuna, a Vinezia, nella qual città Lorenzo suo maggior figliuolo, chiamato Zazzerone, aveva aperto nuovamente una ragione. Tommaso, come uomo di poco animo, e che fuggiva i pericoli volentieri, infingendosi malato, e dando voce che tornerebbe, si restò in Pisa. Raffaello e Luigi, avendo seguitato la corte dell'imperadore alquanti giorni senza fruito nessuno, se ne tornarono a Firenze, dove Raffaello non fu prima giunto, che, andatosene difilato senza pure cavarsi gli stivali, come colui che era tutto vento e boria, in palazzo, riferi solo la sua legazione; e fu creduto, eh' egli per acquistarsi la grazia dell' universale, aspirando al gonfalonieratico, come poi gli riusci, andasse diminuendo le forze di Cesare, confortando con magnifiche parole e varie ragioni il gonfaloniere e la Signoria a dovere perseverare a ogni modo di voler conservare, eziandio con l'armi, la salute e la libertà di quello inclito ed invitto popolo.
XIX. Colai fine ebbe l'ambasceria di questi quattro oratori, i quali furon sempre discordi; e mai non convennero di scrivere publicamente, e quando particolarmente scrivevano,
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