Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
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storia fiorentina.
[15-29]dugentomila Gotti a ridosso della città, la quale non aveva potuto pigliare, e quasi su gli occhi de' Fiorentini, da' quali è verisimile che Stilicone fosse aiutato; portava la ragione, che Totila per levare quella macchia d'in sul viso a sè e a' suoi, la facesse abbruciare e gettare a terra; alle quali ragioni s'aggiugne l'autorità di Matteo Palmieri, uomo nel suo secolo di gran dottrina e riputazione, il quale scrive nel suo libro de' Tempi, che Totila lasciò Roma desolata del tutto e senz' alcuno abitatore, e con pari ferità incrudelì nella Toscana contra la città di Firenze; e quella di Niccolò Machiavelli, il quale nel luogo allegato di sopra da noi, dice queste parole: e quando V imperio d'Italia fu da' Barbari afflitto, fu ancora Fiorenza da Totila re degli Ostrogoti disfatta, e dopo dugen-tocinquanf anni di poi da Carlo Magno riedificata. A queste si potrebbono aggiugnere prima l'autorità di Dante che disse :
Que'cittadin che poi la rifondarno Sopra '1 cener che d'Attila rimase, Avrebber fatto lavorare indarno,
dove dicendo rifondarno, dimostra manifestamente la sua oppenione essere eh' ella infìno da' fondamenti fosse stata abbattuta : e poi quella di Fazio degli Uberti cittadin fiorentino, il quale nel settimo canto del terzo libro chiamato da lui Dieta Mundi, parlando di Firenze scrisse :
Grand" era e degna già di tutti onori, Quando Totil crudele a tradimento Tutta l'arse e disfè dentro e di fuori ;
Appresso a questo gran distruggimento, Per lo buon Carlo Magno fu rifatta, E tratto Marte d'Arno, e posto al vento.
E con tutte queste ragioni e autorità sono alcuni, i quali non credono ch'ella fusse disfatta mai, e hanno per favola che Carlo il Grande la rifacesse, sebbene egli v'aggiunse alcun ornamento, murandovi la chiesa di Sant' Apostolo e alcuni altri edifici; e la ragione allegata da loro è, che Procopio Ce-sariense, che scrisse le Guerre de' Goti, nelle quali personalmente si trovò, non ne fa menzione alcuna, e quello che più mi muove, è, che egli lasciò scritte queste parole in sentenza: Fiorenza, tutto che fosse più volle tentata, nondimeno per
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