Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
82 storia fiorentina. ' [1529]che sono una mezza soma ; e perchè dugentomila fiorini fanno una carrata di duemila libbre, multiplicano in tutto cinquantasette carrate e mezzo appunto: e tanti ne spesero in meno di trenta anni in quattro guerre i Fiorentini.
Racconta il soprannominato Benedetto, che settantasette poste di cittadini, cioè settantasette case di Firenze, e racconta quali, pagarono di straordinari dall' anno millequattro-centotrenta infino al mille quattrocencinquantatrè, quattro milioni e ottocentosessantacinque migliaia di fiorini, che sono in tredici anni più che cento some d'oro, che fanno meglio di venti carrate; ed io trovo, che lo Stato popolare dal ventisette al trenta cavò di straordinari in tre anni un milione e quattrocentodiciannove migliaia e cinquecento fiorini d' oro. Nè sarà alcuno il quale prenda ammirazione, onde tante e «osi gran somme di danari si cavassero, solo che sappia, che oltra l'arte della seta secondo membro di Firenze, ed oltra l'altre industrie, l'arte della lana sola lavora ogn' anno da venti a venti tremila pezze di panni , come si può vedere a' libri dell'arte, dove dette pezze si marchiano giornalmente tutte quante.
XLV. La menomissima moneta che si battesse mai a Firenze furono i piccioli, ovvero danari, e talvolta danarini, quattro de' quali vagliono un quattrin nero, e cinque un quat-trin bianco: cinque quattrini neri, ovvero quattro bianchi vagliono una crazia: quattro crazie e un quattrin nero fanno un grosso, il quale si chiama ancora grossone, e si spende per sette soldi, perchè ciascun soldo vale tre quattrini; ma de' soldi non s'è battuto mai eh' io sappia. Dopo il grossone è il barile, o veramente gabellotto, perchè tanto paga di gabella un barile di vino a entrare in Firenze, i quali gabellotti, o vero barili si chiamavano già battezzoni, perchè dove tutte r altre monete fiorentine hanno ordinariamente da un de' lati un giglio, arme del comune di Firenze, e dall' altra un' impronta di San Giovambatista semplicemente, questi hanno un San Giovambatista che battezza Gesù Cristo, e vagliono trentasette quattrini e due danari più ; benché poi furono ridotti a quaranta, cioè a un giulio.1 Una lira vale venti soldi,
1 Queste parole sebbene nel Rio. sieno cancellate, io le bo volute porre perchè le hanno gli altri Mas. da me veduti.
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