Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1529]libro nono.
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cioè dodici crazie, ovvero sessanta quattrini; ma delle lire, eh' io mi ricordi, non se ne battè mai ; battonsi alcuna volta alcune monete che vagliono una lira e otto soldi 1' una, onde si chiamano cotali di quattro grossi. Un fiorino d'oro, perchè in Firenze sono di molte ragioni fiorini, vale sette lire, e si chiama ancora un ducato, e oggi scudo; ma perchè i fiorini che si battono nella zecca di Firenze sono non solamente di peso, ma vantaggiati, chi n'ha, usa fondergli o serbargli. Corrono in Firenze monete forestiere di molte ragioni, cosi d'oro, come d'argento ; ma più di tutte l'altre le corone franzesi, le quali si cambiano per manco quattro soldi d'un fiorino d'oro, ovvero ducato largo, cioè per sei lire e sedici soldi; benché la valuta del ducato d'oro e d'altre monete fiorentine, perchè erano vantaggiate, s'accrebbe poi nelmil-lecinquecentrentuno, come si vedrà nei libri seguenti.
XLVI. Il vitto de' Fiorentini è semplice e parco, ma con ' maravigliosa e incredibile mondizia e pulitezza, e si può dire che i manifattori e altre genti basse che vivono delle braccia, vivono a Firenze per lo più meglio che i cittadini stessi non fanno ; perchè dove quegli andando ora a questa taverna, e quando a quell' altra dove sentono che si mescia buon vino, senza darsi altro pensiero che di lietamente vivere, attendono a sguazzare; questi nelle lor case, o con parsimonia da mercatanti, i quali ordinariamente fanno la roba ma non la godono, o con modestia d' uomini civili servando regola e misura, non eccedono la mediocrità. E nondimeno non vi mancano delle famiglie, le quali mettono tavola e vivono splendidamente da gentiluomini, come gli Antinori, i Barto-lini, i Borromei, i Tornabuoni, i Pazzi, i Borgherini, i Gad-di, i Rucellai, e tra i Salviati, Piero d'Alamanno e Alamanno d'Iacopo, con alcuni altri.
Ciascuno si chiama a Firenze per il suo nome proprio, o pel suo soprannome, e s'usa comunemente, se non v' è distinzione di grado o di molta età, dire tu, e non voi a un solo, e solo a* cavalieri, a' dottori ed a' canonici si dà del messere, come a'medici del maestro, a' monaci del don cioè donno, ed a' frati del padre; è ben vero, die da poiché cominciarono a essere le corti in Firenze, prima quella di Giulio cardinal de' Medici,
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